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MANTENIMENTO DELLA EX MOGLIE REVOCATO DA 1.350,00 € AL MESE A 0 (ZERO). LA CORTE D’APPELLO DI TORINO CON SENTENZA 16.08.2021 CONFERMA LA SENTENZA DI PRIMO GRADO.

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Una battaglia giudiziale durata anni, ma che con forza e tenacia ha dato i suoi risultati.

La moglie che a seguito della separazione percepiva 1.350,00 euro di mantenimento al mese, si è vista diminuire ad ogni grado di giudizio la somma che l’ex marito doveva darle sino ad azzerarla.

Il Tribunale di Trento nella sentenza di separazione riconosceva alla Signora disoccupata 1.350,00 €, ma la stessa non contenta della somma che percepiva mensilmente ricorreva presso la Corte di Appello di Trento, ove il Collegio la pizzicava a lavorare in nero e di conseguenza diminuiva l’importo.

In sede di divorzio, presso il Tribunale di Cuneo la Signora chiedeva un assegno divorzile pari ad € 1.200,00 al mese, ed in questo caso la ex moglie dichiarava di percepire uno stipendio minimo che variava da 180,00 euro a 200,00 euro al mese.

La donna dimostrava al Tribunale di lavorare solo qualche ora a chiamata e di non riuscire a trovare una occupazione idonea o comunque fissa.

A seguito di una perizia investigativa, la donna veniva pizzicava nuovamente a lavorare in maniera irregolare, ciò significa che la stessa dichiarava di lavorare alcune ore, ma in realtà lavorava tutti i giorni regolarmente in un negozio e dalla quantità di detersivi acquistati quotidianamente faceva anche le pulizie in tutti gli appartamenti dello stabile dove abitava.

Il Tribunale di Cuneo ha quel punto rilevava “poco credibili le entrate della Signora attestate sui valori minimi” e per tale ragione la Sentenza sanciva il rigetto dell’assegno divorzile che sino a quel momento percepiva regolarmente e provvisoriamente.

La ex moglie, non ancora soddisfatta ricorreva in appello presso la Corte di Appello di Torino, ove veniva respinto il ricorso e revocato ogni riconoscimento economico alla donna, secondo la Corte quest’ultima è in grado con i propri mezzi di ottenere e riuscire a trovare opportunità di lavoro.

La Sentenza pubblicata il 16.08.2021 dimostra nuovamente che l’orientamento sta iniziando a cambiare in riferimento al tenore di vita che la donna dovrebbe mantenere anche dopo la fine della relazione a spese dell’ex marito.

Nel caso di specie la Signora ha dichiarato sempre il minimo in busta paga, mentre l’ex marito continuava ad avanzare di carriera, e ciò nonostante i Tribunali Piemontesi hanno ritenuto che 1.350,00 euro al mese erano troppi e le hanno revocato l’aiuto economico.

Secondo l’orientamento piemontese che riprende un principio della Cassazione “se la solidarietà post coniugale si fonda sui principi di autodeterminazione e autoresponsabilità, non si potrà che attribuire rilevanza alle potenzialità professionali e reddituali personali, che l’ex coniuge è chiamato a valorizzare con una condotta attiva facendosi carico delle scelte compiute e della propria responsabilità individuale, piuttosto che al contegno, deresponsabilizzante e attendista, di chi si limiti ad aspettare opportunità di lavoro riversando sul coniuge più abbiente l’esito della fine della vita matrimoniale” (Cass. Civile N. 3661 del 2020).

A questo punto staremo a vedere se la ex moglie ricorrerà in Cassazione!

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